A ottobre abbiamo visto come preparare un buon tè con l’infusione occidentale, ovvero con tempi lunghi e poche foglie, quella classica che un po’ tutti conoscono. Abbiamo visto come decidere tempo di infusione, temperatura e acqua in base al tè. Oggi proseguiamo questo percorso verso la sapienza del teismo, il culto estetico culinario del tè, sfatando un nuovo mito dopo quello che il tè verde sia amaro e cattivo.
Tra i tanti miti che girano attorno al tè, e intendo certi preconcetti come “sa di sciacquatura di piatti”, “è amaro” o “è difficile farlo bene”, c’è anche quello che sia costoso. Bere del tè buono è costoso, dicono. Corollario: bere tè regolarmente è più costoso di bere caffè. Questo può essere vero, come può essere vero rendere anche il caffè molto costoso (dipende sempre se bevete immondizia o se lo comprate da negozi specializzati con miscele di pregio), ma non è vero “in generale”.
Bere del buon tè può essere meno costoso che bere del caffè appena decente, solo più lento da preparare… ma se fate le corse alla mattina per fare colazione e sfrecciare al lavoro, senza un minimo di calma, forse avete problemi più importanti di tè o caffè, come imparare a gestire il tempo meglio ed evitare scene fantozziane.
La calma del tè, al contrario della frenesia del caffè, si sposa meglio con atteggiamenti più rilassati e ritmi di vita oculatamente programmati per conciliare i tempi stretti disponibili con il bisogno di evitare lo stress delle corse. Chi va piano va sano e va lontano e altre banalità, ok, sì, la smetto. ^_^”
Il tè costa davvero più del caffè?
Ragioniamoci su.
Col caffè in polvere da fare con la moka il tempo è grossomodo uguale a quello per fare il tè e i grammi di prodotto usati simili o superiori. Anzi, decisamente superiori: di solito si dice che il caffè ha meno caffeina del tè, come pianta, ma ne ha di più in tazza perché si usa molta più materia per produrre la bevanda. Per una moka da 3 persone (taglia media tipica) servono circa 20 grammi di polvere e ho letto consigli di non scendere sotto i 6 grammi a tazzina. Se provate a pesare il caffè inserito nella moka da tre tazzine, SENZA pressarlo (non fatelo!), potrete confermare da soli la cosa.
Prendiamo del caffè da supermercato… facciamo 3-5 euro per pacchetto da 250 grammi di un prodotto di marca minimamente dignitosa? Non caffè di sottomarca pessimi e nemmeno quelli che, in teoria, dovrebbero essere davvero buoni come i blend di Fortnum & Mason (16,8 euro -12,5 sterline- per 250 grammi), per esempio il loro Breakfast Blend ha ricevuto una medaglia d’oro nel 2014, paragonabili ai loro tè come il Royal Blend o simili (13,2 euro -9,95 sterline- per 250 grammi). In entrambi i casi con deliziose latte decorate.
Anzi, facciamo prima il paragone tra quel caffè e quel tè, parimenti ottimi, di Fortnum & Mason. Ragioniamo su una tazza di tè contro una tazzina di caffè: 3 grammi per il tè e 7 per il caffè. Stiamo usando misure giuste per il caffè e abbondanti per il tè: ricordate che molte bustine in commercio hanno 2 grammi di tè per tazza, per cui il paragone regge anche se siete taccagni come Zio Paperone. Comunque Illy indica proprio 7 grammi per una tazzina di espresso (i classici 7 grammi… a parte alcuni caffè con più “robusta” che richiedono 8-9 grammi).
Caffè e tè: costi a confronto.
Con il caffè abbiamo 36 tazzine (250 diviso 7) per 12,5 sterline, pari a 0,35 sterline a tazzina. Con il tè abbiamo 83 tazze per 9,95 sterline, pari a 0,12 sterline per tazza. Si direbbe che abbiamo un chiaro vincitore, con il tè che costa un terzo del caffè, ma non finisce qui.
Il caffè si usa una volta sola, mentre il tè si può usare una seconda volta per un gusto più leggero (ma ancora piacevolissimo) oppure con metà acqua per un gusto quasi uguale alla prima tazza. Però consideriamo anche che il tè nero è quello che regge peggio le infusioni successive: il tè verde permette due infusioni ottime e pure una terza debole bevibile; idem i pu’er, la cui seconda infusione trovo spesso buona come le prima; in realtà anche diversi tè neri cinesi lo permettono (Keemun e Lapsang Souchong); gli oolong quattro infusioni senza problemi, prima di indebolirsi. Buoni verdi e pu’er, perfino alcuni oolong, si possono trovare al prezzo del Royal Blend, senza troppi problemi.
Quindi nel paragone col tè le due infusioni sono assolutamente accettabili, anche considerando il consumo reale: magari vi va solo una tazza a colazione e una al ritorno dal lavoro. Io non faccio testo perché bevo litri di tè ogni giorno. ^_^
Quindi il caffè continua a costare 0,35 sterline a tazza (0,47 euro) mentre il tè si riduce a 0,06 sterline per tazza (0,08 euro). Un ottavo del costo. E se usiamo tè più “pregiati”? Un oolong come la Dea di Ferro della Misericordia di qualità superiore, a 13,15 euro l’etto, quindi un prodotto già di fascia più costosa, regge però 4 infusioni molto buone e forti e si indebolisce solo dalla quinta. Il doppio delle due considerate, per cui se uno intende davvero bere 4 tazze di tè in un giorno la spesa a tazza sarà di 0,10 euro, in linea con altri tè all’apparenza più economici come l’ottimo Royal Blend.
I costi migliorano se scendiamo verso i caffè da circa 30 euro al kg. Prodotti molto buoni, come Illy o come tanti mono-origine di pregio online (ne parleremo in futuro). Con 36 tazzine tratte da un confezione da 250 grammi a 7 euro, abbiamo una tazzina a 0,19 euro… ancora molto di più del tè, che considerando le infusioni multiple costerà 0,10 euro o meno. Ma il discorso non finisce qui, perché molti di voi probabilmente avranno delle macchine con la capsula come Nespresso o Lavazza, giusto?
E le capsule per l’espresso?
Giusto, ci dimentichiamo anche che del tè ci si lamenta del tempo per farlo, i minuti di infusione ecc. e che al giorno d’oggi quando si parla di caffè per sempre più persone, grazie anche alle macchine per l’espresso economiche come Lavazza a Modo Mio (che ho in casa da oltre un anno e ci troviamo benissimo), si parla spesso di capsule e di tazzine di caffè pronte in pochi secondi.
Molto rapido. Buono, perlomeno rispetto a come il caffè in moka viene a tanti: tra cattiva conservazione, cattiva qualità e macchinette non perfette, spesso ha sapori tra bruciato, legno e rancido. Sfortunatamente non è economico (e sorvoliamo sull’impatto ambientale disastroso di così tanto packaging). La qualità si paga e le capsule costano attorno ai 0,37 euro l’una (5,99 euro per 16 capsule), e questo prezzo non è poi così distante dagli 0,47 del blend di alto pregio (e per un prodotto da supermercato!).
Siamo al doppio, e con minore qualità, di un bel 100% arabica di Illy o un mono-origine o un blend di pregio preso online da qualche torrefazione che lo tosta e invia fresco ai clienti.
Scegliendo sottomarche e offerte online si può scendere fino a 0,16 euro l’una… ma, diciamolo, non è detto sia proponibile: ho provato diverse capsule “compatibili” di altre marche a 0,30 euro e le ho trovate più grezze, ruvide, ancora meno eleganti, ma comunque ancora accettabili per me come alternativa del Delizioso (si chiama così il gusto) di Lavazza che piace a mia madre… ma mia madre è stata sempre di tutt’altro avviso sulla differenza di sapore minima. E fa bene.
D’altronde stiamo parlando di bere comunque un prodotto gradevole. Tè ben fatto contro caffè ben fatto. Se iniziamo a parlare di caffè da supermercato a 2 euro per 250 grammi (0,07 a tazzina), il confronto diretto è con i tè da hard discount a 0,99 euro per 20 bustine (0,05 a tazza, senza contare la seconda infusione).
Perfino gran parte dei caffè da 12-15 euro al kg sono mezze porcherie che sanno di terra e gomma bruciata (Lavazza Crema e Gusto o simili). Ma vale la pena fare confronti su prodotti che poco sollievo possono dare a chi cerca un minimo di piacere?
Torniamo alla caffeina.
Qualcuno potrebbe dire “Eh, ma io ho sviluppato una dipendenza da caffeina e se non prendo una tazzina al mattino mi viene mal di testa, nausea, sailcazzo”, Prima di tutto una stretta di mano e un grosso congratulazioni per esserti abbruttito così per usare un alcaloide eccitante (tra gli altri alcaloidi: morfina e cocaina) come la trimetilxantina, più volgarmente detta caffeina o teina, al punto tale da sviluppare simili paure. Bravo, bravo.
Detto questo, ora le rassicurazioni: il tè può soddisfare pienamente i tuoi bisogno di tossico in astinenza. Calcolare i contenuti in caffeina di tè e caffè è molto difficile, variano enormemente da miscela a miscele (e in base a quanta pianta si usa per la propria tazza o tazzina). Stime molto diffuse, molto alla buona, riportate anche da Lavazza.it suggeriscono di considerare questo valore (si spera idoneo ai loro prodotti):
Una tazzina di caffè contiene circa 50 mg di caffeina
Proseguiamo il confronto altrove, per stimare il contenuto di caffeina di tè, espresso, caffè lungo all’americana o francese ecc.
Una tazzina da 60 ml di caffè alla turca, bollito nel pentolino, dovrebbe avere 50 mg di caffeina. Un espresso fornisce 50-70 mg di caffeina. II caffè lungo fatto col filtro all’americana o infuso, seppure più debole in caffeina per unità di volume, grazie alle sue dimensioni (la tipica tazza da 250 ml, il volume di 5-10 tazzine di caffè in base come lo calcolate) in una tazza fornisce circa 150-170 mg di caffeina circa. Il tè ne fornisce 30-60 mg per tazza da 250 ml (con 30 mg potete immaginare i tè verdi, con 50-60mg neri e pu’er, in mezzo gli altri).
Ricordate però come facilitarvi la stima: grossomodo il tè ha il doppio della caffeina del caffè, ma se ne usa circa la metà per una tazza rispetto al caffè per una tazzina di moka/turca/espresso. Doppio per metà e va in pari, ecco i 50 mg circa. Semplice, no?
Però in una tazzona infusa di caffè si usano 16 grammi di caffè, contro 3 di tè, e l’infusione del caffè di 3-4 minuti estrae quasi tutta la caffeina, ed ecco che il caffè vince nel rapporto di caffeina estratta per materiale usato (150 mg vs 50 mg).
Se una tazzina di quella droga assunta come liquame ottenuto con acqua bollente attraverso polvere (spesso bruciata e rancida, pessimi prodotti da supermercato) è ciò di cui avete bisogno per non soffrire disagi psico-fisici, una tazza di tè otterrà lo stesso effetto.
Due belle tazze, se volete andare sul sicuro, ma ricordate che alla caffeina ci si abitua: se riducete un po’ le dosi, il vostro corpo poi si abituerà alla riduzione e la dose minore di caffeina sarà efficace come quando ne prendevate di più. Torneremo in futuro a parlare di caffeina e di come il caffè e il tè, a causa di altre sostanze disciolte, ottengono il risultato di dare la “carica” con effetti molto diversi.
Per ora un riassunto rapido: il caffè di renderà frenetici, imprecisi, dozzinali, migliori a compiere lavori ripetitivi e peggiori con compiti complessi nuovi… mentre il tè vi darà la sveglia senza le controindicazioni, favorendo la riflessione e l’atteggiamento impassibile del vero gentiluomo. Ma ci torneremo.
E ora scegliamo quali tè bere!
Abbiamo detto che si sarebbe parlato di tè economici, per bere bene spendendo poco. Spendendo pure meno che con il caffè di pari pregio o con le costose capsule. Il mio obiettivo è costruire un pacchetto di tè che permetta di bere idealmente un tè diverso ogni giorno della settimana, quindi diciamo almeno sette tè, meglio dieci, che siano i più diversi possibili e che rispettino il requisito di costare meno di 6 euro all’etto.
Costruiamo la nostra selezione sfruttando solo il catalogo di Teaway.it, ok? Attenzione, userò il termine “tè nero” anche per i pouchong aromatizzati e per quelli che i cinesi chiamano “tè rossi”, per semplicità di spiegazione in questo articolo.
Pronti, partenza, via.
- Rukeri, Orange Pekoe del Rwanda. Tè nero dai ricchi sentori di limone e cereali cotti. Buon corpo, liquore elegante, in nessun modo aspro o amaro. Un ottimo tè sia da colazione che per il pomeriggio, di cui consiglio l’uso senza latte. Prezzo attuale: 3,10 euro l’etto.
- Hua Cha, tè nero aromatizzato alle rose dalla Cina. Il profumo dolcissimo di rose delle foglie si perde un po’ nel liquore che risulta di aroma e sapore delicato. Corpo del tè buono. Nulla di sgradevole, ma l’impatto è modesto. Vale comunque ampiamente il basso prezzo: 4,25 euro l’etto.
- Mo Li Hua Hei, tè nero aromatizzato al gelsomino dalla Cina. Buon aroma di gelsomino, intenso al naso e delicato in bocca. Ben fatto. Ottimo rapporto qualità prezzo: 4,25 euro l’etto.
- Hathikuli, GBOP (Golden Broken Orange Pekoe), tè nero dell’Assam in India, di piccola pezzatura e qualità media. Sapore ricco, maltato, con note di crosta di pane. Buona struttura, si mischia in modo elegante col latte. Ben fatto, un tè da colazione all’inglese a 4,50 euro l’etto.
- Zhu Cha Zhen Tou, tè verde in piccole palline (gunpowder pinhead) dalla Cina. Profumo ferroso, con nota di fumo e di frutta bianca. Sapore intenso, ricorda spinaci, leggermente pungente, fruttato. Rotondo, senza asprezza. Fantastico rapporto qualità prezzo, il mio gunpowder preferito! Praticamente regalato a 4,60 euro l’etto.
- Pu’er Cha, ottimo tè post-fermentato dalla Cina. Profumo di affumicato, di tabacco dolce, di castagne arrosto. Sapore con note di cuoio e terreno, ricco, tostato, e leggermente ruvido ma non aspro. Corposo, lascia nel retrogusto una lunga nota balsamica (liquirizia?). I pu’er belli scuri sono in generale un ottimo tè per chi prima beveva solo caffè, per il sapore intenso e tostato leggermente più simile al caffè rispetto agli altri tè (soprattutto se infusi a lungo, per 5 minuti). A soli 4,60 euro l’etto.
- Huang Da Cha, tè giallo dalla Cina. Sapore e profumo delicato, in cui alle note vegetali generiche del tè si sommano note leggere di cacao, forse caffè. I gialli non sono i miei preferiti, li trovo meno interessanti di bianchi e verdi. A 4,80 euro l’etto.
- Emei Cha, tè verde dalla Cina. Sentori dolci vegetali, rinfrescanti, con note fruttate. Buon corpo, saporito, profumato, persistenza abbastanza lunga. A 5,05 euro l’etto.
- Lapsang Souchong, tè nero affumicato dalla Cina. Profumo affumicato intenso ma non troppo. Sapore di fumo, “di speck”, in bocca. Non aspro. Morbido. Corpo presente. Persistenza e gusto quasi balsamico nella prima infusione (nota di liquirizia). Soli 5,40 euro l’etto.
- Kenilworth, Orange Pekoe, tè nero di Ceylon. Profumo intenso, note agrumate e nota leggera di sfondo dolce di caramello. Sapore principalmente vegetale cotto e agrumato, classico Ceylon. Un classico tè di gusto inglese. Per un English Breakfast come piace a me, mischiatelo al 50% con un Assam. Prezzo: 5,60 euro l’etto.
Ecco qua dieci tè di cui tre neri (uno africano, uno dello Sri Lanka e un indiano), un nero affumicato, due verdi, un giallo, un pu’er e due aromatizzati ai fiori. Un kg di tè al prezzo totale di 46,15 euro, meno di 5 euro all’etto (+3,50 euro per la spedizione con corriere, dato che siamo sotto i 60 euro).
In pratica con 50 euro spedizione inclusa c’è tè per 11 mesi (2 tazze al giorno) o 5,5 mesi (4 tazze al giorno, per i bevitori come me che al mattino ne vogliono due). Con una capsula al giorno di espresso Lavazza a 5,99 euro ogni 16, in un anno spendereste 137 euro, bevendo una tazzina al dì invece di due belle tazze.
Davvero vogliamo ancora dire che il tè è più costoso del caffè?
C’è da dire che i prezzi negli ultimi mesi sono saliti su alcuni prodotti, tant’è che che lo Zhu Chan Zhen Tou prima stava a 4,00 e ora a 4,60 euro ed è scomparso un tè giapponese fantastico, il super economico Bancha Ranzan della zona di Arashiyama (veniva solo 3,70 euro l’etto, meno della metà degli altri tè giapponesi meno costosi in vendita). Mi sarebbe piaciuto moltissimo consigliare quel Bancha Ranzan, l’unico giapponese sotto i 6 euro lì presente. Volendo è possibile ripiegare su prodotti cinesi realizzati con lo stile di tè giapponese: Sencha, Bancha e Genmaicha sono disponibili tra i 4,30 e i 6,70 euro. Ma su Teaway la differenza di qualità si sente: i giapponesi li tengono BUONI (e il prezzo si paga) mentre i cinesi in stile giapponese sono meno costosi e anche meno validi!
Per chi volesse ordinare i tè detti prima proprio adesso, il giorno in cui pubblico, mancherebbe il tè al gelsomino (Mo Li Hua Hei) che si può sostituire con il Genmaicha cinese a 5,40 euro (è buono, sa molto di riso tostato con note marittime da tè verde giapponese) oppure con un tè al gelsomino leggermente più costoso (Mo Li Xiang Hao, 8,65 euro l’etto). Oppure buttare un occhio alla lista extra qui sotto: altri tè sempre a prezzi accettabili da valutare per un consumo regolare. Dieci tè diversi, soprattutto se uno prima beveva solo uno o due tipi i caffè, possono sembrare tanti, ma se ci prenderai gusto ti parranno pochissimi. 🙂
Altri tè, leggermente più costosi, ma ancora accessibili:
- Dian Hong di qualità fine, tè nero dello Yunnan, in Cina. Il mio tè dello Yunnan preferito, ancora meglio di quello di Fortnum & Mason. Profumo speziato leggermente dolce (mi ha ricordato una cosa tra brioche e pan di spezie) e floreale, con note di legno ma senza il terroso tipico di altri Yunnan. Seconda infusione gustosa come la prima. Nessuna asprezza. Corpo morbido, sfondo agrumato leggero. Un tè nero cinese adatto a chi ama i tè all’inglese, in versione più dolce. Prezzo 8,25 euro l’etto (maggio scorso veniva 7 euro), ma regge tre infusioni.
- Qi Men Hong di qualità superiore, tè nero Keemun, zona di Anhui in Cina. Un tipo di tè che mi piace moltissimo, più degli altri neri cinesi. Viene prodotto solo dalla fine del XIX secolo, tra i tè più giovani della Cina. Profumo intenso, dolce, come di noci vanigliate, con una base leggermente affumicata. Sapore con solo una puntina amaricante (come la pellicina delle noci), saporito, riconferma quanto sentito al naso. Buona struttura, pur rimanendo un tè delicato. Persistenza lunga in bocca dopo aver deglutito, con note rinfrescanti e lievemente balsamiche. A soli 7,70 euro l’etto (e regge tre infusioni).
- Greenwood, SF FTGFOP1 (grado altissimo) tè nero dell’Assam in India. Un Assam eccellente, non a livello di Hattialli (più costoso), ma rappresentativo del meglio che il tè dell’Assam può dare. Molto saporito e maltato, ma senza essere ruvido o sgradevole, con una nota agrumata o forse di fiori d’arancio (non ricordo bene). Ideale col latte. Prezzo: 8,95 euro l’etto. Consiglio due infusioni massime.
- Margaret’s Hope, SF FTGFOP (grado altissimo) tè nero del Darjeeling in India. Profumo pieno e floreale, in cui le sensazione di miele millefiori granuloso, di muschiato e d’uva si fondono. Sapore leggermente agrumato in bocca, con note vegetali dolci e ritorni di note intensamente floreali, quasi mielose. Retrogusto coerente coi profumi in bocca. Un po’ costoso, siamo già a 10,20 euro l’etto (a primavera 2015 era 8,95 euro l’etto). Regge però due infusioni molto buone e una terza ancora bevibile.
- Bancha di qualità normale, dall’area di Miyazaki in Giappone. Qui ai sentori classici marittimi di alghe fresche di Bancha e Sencha si uniscono profumi vegetali più freschi e d’alga cotta e di fieno. Meno salmastro di un Sencha, ma anche leggermente meno costoso. Il prezzo di 10,50 euro l’etto va considerato però pensando che fa due infusioni ottime e una terza debole ancora buona.
- Dea di Ferro della Misericordia di qualità superiore. Ne abbiamo parlato sopra e nel vecchio articolo. Floreale intenso al naso di orchidea, soprattutto dopo che temperatura scende un po’. Dolce, note leggere di vaniglia. Sapore senza alcuna asprezza, dolce, rotondo (quasi latteo). Con le sue quattro infusioni saporite è un tè che non fa pesare affatto il prezzo di 13,25 euro all’etto.
Magari potreste costruirvi un menù di tè comprando gli economici consigliati all’inizio e aggiungendo 2 o 3 di questi, in più o in sostituzioni di tè che proprio non vi interessavano. Magari rose e gelsomino non vi dicono niente o volete sostituire l’Assam più economico e di pezzatura minore con quello migliore. Fate voi, i gusti sono gusti e sono sacri, come in narrativa.
Il romanzo migliore del mondo che piacerà al 95% del suo potenziale pubblico ideale, avrà comunque un 5% di detrattori. Ma non devo dirvi io che le materie come marketing, retorica, altre arti ecc. sono materie che giocano sull’ottimizzare un impatto statistico, non su valori booleani 1 e 0 (piace al 100% o allo 0%). Il concetto ingegneristico di efficienza? Logica fuzzy, questa sconosciuta?
Così ci sono tè mediocri con la loro fetta di assidui estimatori e tè eccellenti con alcuni che proprio non li reggono. Ed è normale e giusto così, basta non confondere il proprio gusto con l’analisi oggettiva. 🙂
E ora andate a bere una buona tazza in pace.
Magari con un bel libro, come Il Grande Strappo di Giuseppe Menconi.
Articolo interessante, ma le immagini erano uno spettacolo!
Dove hai trovato quella della tela del ragno?
Salve Duca, sempre un piacere leggerti. Rimanendo sempre in argomento economico, se invece di di tè puri parlassimo di infusi di/ aromatizzati alla frutta? Li usi o ti fanno salire un Lord Nelson che la battaglia Abukir era appena una carezza al culo della Francia?
Tè aromatizzati alla frutta, con pezzi di frutta, scorze ecc. li uso. Non spesso come i tè mono-origine in purezza, ma li uso. Buoni. Mi piace per esempio il “chiavi del paradiso” (vedi link dopo) che è un mix di tè bianco, tè verde, aloe vera, boccioli di rosa gialla, arancio e aroma di pompelmo… molto rinfrescante! O il “tè alla liquirizia”, un Assam con liquirizia.
Infusi di erbe diverse dal tè li uso: usavo parecchio alcuni mesi fa il Mate (ricco di caffeina anche lui) a 80 gradi così non viene amaro in filtro in nylon molto fitto così non passa la polvere più fine; ogni tanto infusi di erba di montagna (che ha note simili alla citronella), Jiao Gu Lan (che ricorda il sapore marittimo di un sencha) o boccioli di crisantemo (molto floreali, ricordano leggermente il miele), cose così, insomma.
Le prendo in gran parte da Teaway, da quando hanno avuto l’idea fantastica (dopo anni di attività) di rompere la regola del “da noi solo tè monopiantagione / mono-origine” e hanno aggiunto un discreto Earl Grey, qualche tè aromatizzato con pezzi di frutta e i primi infusi e tisane di erbe e frutti vari.
http://www.teaway.it/?s=brews
Infusi di frutta, qualcosina, ma poco. Anche perché spesso reggono una sola infusione e poi il sapore è debolino, peggio che col tè nero…
Mi piace, sempre tra quelli di Teaway, quello “datteri e zenzero” (molto dolce) e la “cioccolata e fragole” (molto virata sull’acidità della fragola, una sola infusione buona).
Magari ne parlo in futuro, non so…
Anche io e mio fratello abbiamo pianto la scomparsa del Bancha Ranzan dal catalogo di Teaway: un tè ottimo ed economico, che reggeva diverse infusioni senza problemi.
Adoro il Rukeri FOP da te consigliato e in estate lo preparo anche con infusione a freddo (15 grammi di foglie in 1 litro di acqua fredda, lasciate a macerare in frigo per 5 ore), metodo che a mio parere dà molto spazio alle sue note agrumate.
Segnalo il Rukeri OP (4,90€ all’etto), un verde dal sapore leggero e il profumo di erba appena tagliata. Non regge molte infusioni, ma per quello che costa non mi lamento.
Una grave perdita per gli amanti squattrinati dei tè giapponesi… 🙁
Qualcuno conosce altri siti in cui comprare una buona selezione di tè a prezzo basso? Acquisti consigliati per possibili novellini?
Fra i tè aromatizzati devo dire che fra i miei preferiti ci sono un tè nero aromatizzato alla menta piperita e cioccolato (sulla confezione è riportato un misterioso “miscela di tè neri cinesi con gelsomino, menta e delicato aroma di cioccolata) comprato da un rivenditore di tè e caffè locale, e il “tè degli amanti” della neavita anche qui un tè nero (forse assam) con petali di fiordaliso e un aroma floreale.
Gli infusi di frutta, soprattutto Mela-limone, Frutti Rossi o Karkadè sono degli ottimi “spezzasete” per orari poco consoni a un tè pregiato come le 15.00 o le 21.00. da provare soprattutto rinforzati con un sorso di rum scuro o del brandy da discount.
se chiedi un sito, prova a guardare http://www.storiediteecaffe.com/ sito direi fornito, prezzi nella media, ma che vende principalmente con confezioni standard da 50 g
per il tuo ranzan, il primo sito che ho trovato è http://www.teaandmore-online.de/ che lo vende biologico a 8.90€ all’etto.
Su http://www.storiediteecaffe.com/ ho visto che ci sono i Mini Tuo Cha! ^_^ Li cercavo!
Grazie per il link!
Perchè per alcuni tè neri, come l’ Hathikuli o il Margaret’s hope, Teaway consiglia solamente 2′ di infusione? In oltre, volevo chiederti, per il Genmaicha cinese sono indicati 15g/litro e un infusione multi di 30″. Quindi per mezzo litro d’acqua dovrei usare 7g per 30″ , almeno per la prima infusione. E’ corretto? Perdonami ma sono ancora un novellino.
Alcune indicazioni su Teaway sono molto fantasiose e non corrispondenti ai consigli che si trovano sui libri degli esperti. Per esempio quando indicano, per esempio, 20-25 grammi/litro per 1 minuti multi, verrebbe da pensare “Ah, ok, la dose è ALTA perché appunto si riferisce all’infusione cinese” (la multi di cui parlano).
In realtà no.
L’infusione cinese usa, indicativamente, il doppio del tè in metà acqua… cioè, ragionando con la Dea di Ferro, 4-5 grammi in 100 ml, ovvero QUATTRO volte più tè dei classici 10-12-15 grammi/litro buoni un po’ per tutto. A fronte di una dose quadruplicata, si usa un tempo ridotto a un quarto (circa): così si assapora mini-infusione dopo mini-infusione le diverse fasi di apertura e di rilascio diverso del liquore dalle foglie… i primi 30 secondi o 1 minuti, poi quello dopo, poi l’altro dopo ecc. 🙂
Altre volte i tempi sono bassi senza motivo apparente.
Un Assam normale rende meno bene nell’estrarre il liquore con tempi corti, per quasi tutti 3-4 minuti saranno meglio di 2 minuti. Poi c’è chi gradirà anche i 2 minuti come c’è chi tira sempre sui 5 minuti per farlo molto forte.
Per i Darjeeling invece i tempi sono di solito più corti di un minuto, per cui diciamo che 2 minuti va bene: 2-3 minuti sono il tempo giusto, contro i 3-4 di altri neri. Io di solito faccio 3 con Darjeeling e Ceylon delicati (o aromatizzati), 4 con i neri diversi (Assam e africani… anche il delicato tè del Rwanda, molto buono, lo faccio più spesso a 4 che a 3 minuti).
Altri venditori ti metteranno invece sempre temperatura altissima e tempi alti (Fortnum & Mason ha un vera mania per i 5 minuti e acqua bollente), altrove troverai tempi leggermente ridotti e temperature molto alte perfino sui verdi giapponesi (il sito Lupicia.fr venditore ottimo per i verdi giapponesi), altrove ancora troverai tempi giusti ma temperature un po’ basse (Kusmi ha dei neri che vengono messi anche a 85 gradi, non solo a 90 gradi…. senza apparente motivo come ho scoperto dopo averli provati: nella fascia 90-95 davano il meglio).
Val la pena provare una volta usando le indicazioni esatte fornite, ma alla fine penso che in linea generale ci si troverà meglio seguendo le regole “generali” più che il guizzo artistico del singolo venditore. 🙂
In fondo al mio articolo generale c’erano le scansioni con i tempi e temperature dei tè tratte da un libro fantastico: http://www.steamfantasy.it/blog/2015/10/19/fare-un-buon-te-guida-per-principianti/
Grazie. In effetti con le indicazioni delle scansioni mi sono trovato bene con i tè in foglia che avevo in casa. A breve farò un ordine su Teaway seguendo i consigli del tuo articolo. Ti farò sapere … Grazie ancora!
Seguendo i tuoi consigli ho acquistato da Teaway vari tè tra cui il Tie Guan Yin di grado superiore. E ‘ arrivato in confezione sottovuoto con l’indicazione di conservarlo in frigo. Devo davvero lasciarlo in frigo per tirarlo fuori quando ne ho voglia come faccio con il prosciutto? Potresti spiegarmi se è veramente questo il metodo migliore di conservazione ? Te ne sarei veramente grato.
Tenerlo in frigo dovrebbe, dico “dovrebbe”, conservarne più a lungo la freschezza. Io però in frigo tengo solo i fiori di sakura e i miei due maccha (scrittura corretta di “matcha”) e non ho mai avuto problemi, nemmeno dopo mesi e mesi, con quelli consigliati da mettere in frigo che ho conservati fuori (sacchetti ben chiusi, dentro scatoloni chiusi, al buio, con climatizzazione in estate della casa per cui non hanno mai superato i 28-30 gradi).
🙂