Oggi ammireremo i coniglietti dell’isola di Okunoshima, nella prefettura di Hiroshima, di cui abbiamo parlato già parecchie volte in passato: l’isola dei coniglietti e base segreta giapponese per lo sviluppo di armi chimiche nella seconda guerra mondiale.

Terminata la guerra e chiusa la base, parte dei coniglietti che lavoravano al progetto tornarono a casa da Gamberetta, per venire assegnati a futuri lavori (come lo sviluppo di armi chimiche per Saddam Hussein o al programma missilistico Nord Coreano), mentre altri invece decisero di rimanere a vivere lì.
I leader degli attuali conigli sull’isola ancora si passano come veste sacra del loro rango i consunti camici bianchi da laboratorio dei loro antenati.

Ma lasciamo stare la noiosa storia! Sedete e ascoltate una favola del Duca!

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Assomiglia proprio a Lino, il protagonista della favola!

La Favola del Coniglietto Lino

Lino era in visita con la classe in una rete di caverne vastissime, solo in piccola parte esplorate, con profondi pozzi, grotte magnifiche, fiumi sotterranei, insetti unici e rocce dalle forme inquietanti. La mamma aveva detto a Lino “Fai ciò che dice la Maestra, perché quando sei in gita ciò che dice è come se te lo dicessi io!”

Dopo aver percorso la lunga scala per le visite che scendeva nel pozzo dell’abisso e aver ammirato la grotta degli orsi, con autentiche ossa di orsi preistorici esposte, la classe di coniglietti stava percorrendo un nuovo tratto aperto al pubblico, circondato da aree non accessibili ai visitatori che seppur già dotate di passerelle di metallo avevano affissi cartelli di divieto.

“Tenete accese le luci e rimanete in gruppo, non lasciate mai il percorso prestabilito!” disse la maestra. Ma il casco di Lino aveva un problema e la luce lampeggiava. “Oh no,” pensò Lino. “Mi sento come in Fanteria dello Spazio…” Prese il casco tra le zampette e lo colpì, lo colpì ancora. La luce per qualche secondo brillò forte e chiara, accendendo la speranza di Lino, e poi si spense.

Lino scosse il casco, brividi gelidi gli correvano dal codino alle orecchie, muco liquido scendeva dal naso. Tic-tic, fece il filo a incandescenza spezzato della lampadina. Solo allora Lino si accorse che le luci dei compagni erano sempre più deboli, ormai solo un bagliore sulle rocce: il gruppo aveva superato una svolta.

Lino fece un balzo per raggiungerli di corsa, ma una manona pelosa lo afferrò per il collo e lo trascinò per un tunnel proibito. Lì l’uomo delle caverne di una tribù mai entrata in contatto con l’uomo moderno lo crocifisse alla parete, gli tagliò il pelo sulle caviglie e con uno strattone gli strappò pelle e pelo! Gettò poi il sale su Lino e lo affumicò, per ulteriore precauzione, vivo, così sarebbe stato più buono. E col pelo fece un vezzoso cappellino alla moda.

Ecco cosa accade a disubbidire alla mamma.
Anche per interposta persona.

Se non funziona prova qui ▼

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Fonti:
http://www.youtube.com/watch?v=oxzOX_R8bqw
http://www.youtube.com/watch?v=KGKBxyciixU
 

4 Replies to “I Coniglietti del Venerdì (265): la favola di Lino”

  1. E’ solo una delle numerose varianti di una antica fiaba della tradizione orale mitteleuropea, c’è anche la versione in cui arriva il vegano schiumando bava e spappola il cranio del troglodita colpendolo ripetutamente con una tastiera fino a svenire esausto; dopodiché riattacca la pelliccia a Lino con un poco di tofu e vivranno felici e contenti fino a quando i miasmi di Lino non uccideranno il vegano.
    Ma forse è una versione successiva scritta per tranquillizzare i coniglietti…

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